I bot invadono la rete
Non parliamo degli omonimi ‘Buoni Ordinari del Tesoro’.
Anzi, se anche la rete fosse un tesoro, diremmo che i bot in questione sono proprio cattivi. A rivelarlo è un nuovo studio della società di sicurezza Imperva all’interno della sua nota annuale sulle attività dei bot online: la maggior parte degli utenti che visitano le pagine web non sono esseri umani. Per intenderci, nel linguaggio informatico il bot (abbreviazione di robot) è un programma che fruisce della rete attraverso lo stesso tipo di canali utilizzati dagli utenti umani e compie delle azioni come accedere a pagine web, inviare messaggi in una chat, muoversi nei videogiochi e così via.
Sono quindi loro i maggiori utilizzatori del web, unità pseudo-intelligenti sviluppate con le finalità più disparate, anche quelle violente, come gli attacchi informatici DDoS (Distributed Denial-of-Service) apportati con lo scopo di rendere un server, un servizio o un’infrastruttura indisponibile sovraccaricandogli la banda o utilizzando le sue risorse fino all’esaurimento. ‘Buttare giù’ un server insomma.
L’analisi di Imperva è stata effettuata su una base di circa 17 miliardi di visualizzazioni di pagine web su 100 mila domini differenti, evidenziando purtroppo la maggiore diffusione dei bot malevoli. Ma perché accade questo? Forse per il solo gusto di testare le proprie abilità informatiche, dimostrare di essere capaci di ‘scavicchiare’ il sistema? La risposta sembra essere nella le società di investimenti che gonfiano ulteriormente i loro capitali grazie alle fughe di massa degli utenti che non vogliono più conservare i propri dati o acquistare beni e servizi su piattaforme dimostratesi instabili o vulnerabili. ‘Business is business’ says the bot.